Attorno al tavolo negoziale (ritornateci tutti)

Il tavolo negoziale è il contrario dello scontro e della guerra, è il luogo dove ci si confronta fra posizioni estremamente differenti e si lavora per raggiungere un compromesso.

Chi non vuole un compromesso a quel tavolo non ci si siede neanche; la vittoria assoluta, al tavolo negoziale, non esiste.

Il tavolo negoziale si basa sulla fiducia reciproca, in primis sul fatto che non sia pericoloso sedercisi: la prima paura, quando ci si arriva dopo una guerra, è che sia la scusa per portare a tiro il nemico e sparargli.

Al tavolo negoziale siedono delegati: è uno spazio fisico, non possono sedercisi tutti, succede che si discuta di vertenze di lavoro, fra aziende, fra paesi. Nessuno è lì se non in rappresentanza di qualcun altro, col mandato di qualcun altro. Spesso si è eletti, per sedersi a questi tavoli di discussione.

La trattativa è l’archetipo del gioco ripetuto nella teoria dei giochi: io non ti frego oggi, se no tu mi fregherai domani; io mantengo la mia parola, perché tu mantenga la tua.

Il tavolo negoziale sulla Grecia è impazzito, si è avvitato su se stesso, si è impostato su un’Europa che diceva alla Grecia di tagliare per mille sperando che tagliasse almeno per cinquanta, su una Grecia che tagliava per venticinque fingendo di tagliare per mille. E’ venuta meno la fiducia, non ci si è più ascoltati, si è arrivati a chiedere tagli impossibili, sapendo che non si sarebbero fatti e questo ha esacerbato gli animi. Il gioco ripetuto è diventato un gioco della sfiducia, ti frego oggi perché mi fregherai domani.

Fino ad arrivare ad un premier greco, appena eletto per rinegoziare, che sottopone ai suoi i termini del negoziato: intendiamoci, niente di anomalo, niente che non sia giù successo, nel micro il referendum di Mirafiori era figlio dello stesso meccanismo: io delegato chiedo a voi deleganti cosa ne pensate dell’ipotesi di compromesso.

I greci hanno detto no.

Ora si deve rilanciare, tornare a quel tavolo, tutti, subito, ricostruire la fiducia, non cedere alla tentazione di altri referendum, perché temo che se si chiedesse ai Tedeschi se vogliono avere un aumento di tasse per aiutare la Grecia forse direbbero no, ed anche questa sarebbe democrazia.

Il tavolo negoziale, finché dura, finché ci sono trattative in corso, purtroppo o per fortuna vede solo se stesso e solo al suo interno misura sconfitte o vittorie. Se lo deve ricordare Tsipras, i suoi gli hanno confermato una linea (che non è affatto l’uscita dall’Euro) ma lui deve convincere gli altri leader europei: può farlo solo al tavolo negoziale, può farlo solo attraverso il compromesso. Questo il referendum greco non l’ha cambiato. Gli altri leader potranno vedere la sua forza, ma anche usare il referendum contro di lui (i Greci hanno detto “no” perché aiutarli?)

Il tavolo negoziale vince solo se supera se stesso verso una prospettiva, se dice a Greci, Italiani, Tedeschi, etc cosa vuol dire essere europei e perché vale la pena sopportare sacrifici per esserlo. Solo la speranza di una pace, di un avvenire diverso, giustificherà per tutti una quota di compromesso. Il successo dei tavoli negoziale è dipeso in gran parte da questo: la speranza del futuro, contro gli odi del passato. Questo si deve costruire in primo luogo attorno al tavolo negoziale, devono essere i rappresentati a chiederlo ai loro capi di governo, serve che i popoli europei lo sognino, ci vuole politica, cultura, capacità di visione, per far riuscire un tavolo negoziale #dream4Europe #hope4Europe

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